Ogni attività umana comporta una certa dose di rischio.
“Un rischio non è soltanto la probabilità che un evento si verifichi, ma anche la grandezza delle sue conseguenze, e tutto dipende dal valore che si attribuisce alle conseguenze valore che si fonda su questioni politiche, estetiche e morali”.
Questa definizione, dell’antropologa inglese Mary Douglas, introduce alla complessità del concetto stesso di rischio.
Diverse e variegate sono le variabili che incidono sull’assunzione, da parte di una persona, di accettare o rifiutare un certo rischio: l’età, il sesso, le basi culturali, il grado di istruzione, il momento contingente, lo stato emotivo ecc.
Nel corso della storia dell’umanità il concetto di rischio è cambiato notevolmente.
Una delle più grandi differenze riguarda, non solo la tipologia di rischi ai quali sono esposti gli esseri umani contemporanei, ma anche l’idea di responsabilità che oggi abbiamo rispetto alla possibilità di gestire i rischi attraverso un’adeguata prevenzione, sia attiva che passiva.
Quando si parla di prevenzione attiva non si intende parlare genericamente di strutture protettive, quanto piuttosto di un approccio consapevole all’attività che si sta affrontando, alle tipologie di rischio insite e alle migliori modalità di gestione delle stesse.
Il rischio è un costrutto emotivo profondamente soggettivo, che si basa su due dimensioni fondamentali del soggetto.
Le dimensioni umane che influenzano il nostro modo di intendere il rischio sono le influenze del suo ambiente durante la crescita e le sue caratteristiche di personalità.
Non appare quindi logico parlare di un livello oggettivo di rischio, il nostro modo di “sentire” il rischio sarà influenzato dalle convinzioni soggettive, dai pregiudizi, dagli atteggiamenti e dai valori di riferimento della nostra cultura di riferimento proprio in merito al rischio.
Se poi a questo aggiungiamo eventuali esperienze pregresse, esse saranno un ulteriore filtro rispetto alla percezione del rischio.
Risulta quindi abbastanza evidente che la percezione del rischio essendo influenzata da numerosi fattori rende ogni persona unica nel suo modo di intendere ciò che è rischioso.
Possiamo allora sintetizzare dicendo che non esiste il rischio in quanto tale ma solo ciò che viene riconosciuto come tale.
Sono arrivato per caso a questo articoloe mi subito attirato. Raramente si trovano nel web riflessioni così semplici e allo stesso tempo profonde. Molto molto interessante. Complimenti sinceri.
Gentile Ettore
Grazie mille per i complimenti. Pur nella complessità dei temi trattati cerchiamo sempre di non rinunciare alla semplicità espositiva. Non sempre ciò è possibile ma l’impegno resta alto. Buone cose!