Era il 27 marzo 1992 quando l’Italia, primo Paese in Europa, si dotava di una legge che metteva al bando l’amianto.
A quasi 33 anni di distanza, l’amianto rappresenta ancora un pericolo diffuso per la salute pubblica.
Le vittime e la diffusione
Ogni anno, oltre 6 mila persone muoiono in Italia a causa di malattie asbesto-correlate, come il mesotelioma, il carcinoma polmonare e l’asbestosi, mentre in Europa il numero di decessi arriva a 15 mila.
Nonostante il divieto, l’amianto è ancora presente in grandi quantità in edifici industriali, residenziali e infrastrutture pubbliche.
Secondo una stima del CNR, in Italia ci sono almeno 2,5 miliardi di metri quadri di coperture in Eternit, pari a 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto, oltre a una quantità non definita di amianto friabile.
Altri dati dello Sportello Amianto Nazionale alzano la stima fino a 40 milioni di tonnellate.
Una mappatura disomogenea
La legge del 1992 demandava alle regioni la predisposizione della mappatura dell’amianto, ma ciò ha creato una situazione disomogenea.
Solo alcune regioni come Sardegna, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Umbria risultano in regola con la comunicazione dei dati, mentre le regioni meridionali (ad eccezione della Sardegna) sono in forte ritardo.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), anche la rete idrica è fortemente contaminata: su 500 mila chilometri di rete, ben 300 mila chilometri conterrebbero materiali in amianto, poiché realizzati prima del 1992.
Nell’edilizia residenziale si stima la presenza di circa 1,3 miliardi di metri quadri di lastre in cemento-amianto e tra 50 e 100 milioni di metri quadri di superfici trattate con amianto spruzzato.
Anche strutture pubbliche come 250 ospedali e 2.400 scuole contengono amianto, mettendo a rischio circa 352 mila studenti e 50 mila lavoratori.
Smaltimento: un problema irrisolto
L’unico metodo sicuro per smaltire l’amianto rimane la discarica speciale.
In Italia sono presenti 19 impianti autorizzati, concentrati principalmente al Nord, con una capacità complessiva in costante diminuzione.
La saturazione di questi impianti ha fatto lievitare i costi di smaltimento, che vanno dai 15 ai 25 euro al metro quadro, a seconda della distanza dalla discarica.
I dati ISPRA indicano che le quantità di rifiuti contenenti amianto smaltiti sono passate da oltre 530 mila tonnellate nel 2012 a 385 mila tonnellate nel 2020, un ritmo che richiederebbe 103 anni per rimuovere tutte le 40 milioni di tonnellate stimate.
Le parole dell’ex ministro Costa
Secondo l’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, la bonifica del Paese deve essere una priorità assoluta:
“È assurdo che a 33 anni dalla legge che lo ha messo al bando ci siano ancora 32 milioni di tonnellate di amianto e che scuole e ospedali siano ancora luoghi dove ci si ammala. È urgente intervenire per sanare le disparità tra Nord e Sud e creare nuove discariche specializzate.”
Nel 2020, durante il suo mandato, furono stanziati 385 milioni di euro per le bonifiche, ma molto resta ancora da fare, soprattutto per garantire il confinamento sicuro dei materiali smaltiti.
Conclusioni
L’amianto continua a rappresentare una grave minaccia per la salute pubblica e l’ambiente.
Una mappatura uniforme, più impianti di smaltimento e un piano di bonifica nazionale sono necessari per accelerare la rimozione di questo materiale pericoloso e proteggere la popolazione dalle conseguenze di una contaminazione ormai decennale.